Presentazione dell'iniziativa: PAESAGGIOSOS.

Questo è il blog del sito PatrimonioSos, nato nel 2002 per iniziativa di semplici cittadini che operano in maniera del tutto volontaria e disinteressata per la difesa del patrimonio artistico italiano.

Nel corso degli anni alla redazione di PatrimonioSos sono arrivate numerose immagini che documentano danni al patrimonio e al paesaggio perpetrati in tutto il territorio nazionale e che per ragioni tecniche non è stato possibile inserire nel sito.

Ora grazie a questo strumento intendiamo mettere progressivamente online il nostro archivio fotografico e soprattutto integrarlo con nuove foto.

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martedì 14 agosto 2007

Collezione Archeologica "Adolfo Colosso"

Doris Ria [mailto:doris_ria@hotmail.com] Inviato: martedì 14 agosto 2007 19.56 A: redazione@patrimoniosos.it; redazione@patrimoniosos.it
Oggetto: Collezione Archeologica "Adolfo Colosso"

In allegato, trasmetto materiale inerente la Collezione Archeologica "Adolfo Colosso", inaugurata il 23 giugno scorso ad Ugento, chiedendo, se fosse possibile, di darne notizia nel Vostro importante sito.

resto a disposizione per ogni chiarimento o integrazione.
ringrazio e saluto cordialmente.

Doris Ria
STUDIO DI CONSULENZA ARCHEOLOGICA
73059 UGENTO (Lecce) - Via Piave n° 21
Cell: +39 329/3915761
Tel. e Fax: +39 0833/554.843
e-mail:
studioarcheo@libero.it

Collezione Adolfo COLOSSO Palazzo Colosso, via Messapica 28 Ugento (LE)

La Collezione Colosso, conservata ad Ugento (Le), all’interno di Palazzo Colosso in via Messapica 28, è una delle poche collezioni storiche della regione Puglia, formatasi con materiali rinvenuti ad Ugento e nel suo territorio nel secolo XIX. La prima menzione della collezione è in Cosimo De Giorgi, La Provincia di Lecce II, (Lecce 1888, ristampa anastatica, p. 200) allorché cita la “collezione di cimeli ricavati dalle tombe... in casa dei signori Colosso”. La raccolta, iniziata dal Barone Colosso e continuata dal defunto Adolfo Colosso, “appassionato cultore di storia patria”, viene ricordata dagli scrittori locali come sempre esistente al piano terra dell’omonimo Palazzo “gelosamente custodita dai figli Luigi e Massimo Colosso”. I 794 reperti si inquadrano complessivamente tra il VI secolo a.C. e l’età altomedioevale. Ad essi si aggiungono esemplari di età moderna quali armature ed armi, palle di cannone, ecc. I reperti databili dal VI secolo a.C. all’età ellenistica documentano le classi di materiali diffuse nel territorio della Messapia e si riferiscono, in numero elevato, a forme del repertorio ceramico indigeno. Le trozzelle coprono l’intero arco cronologico di diffusione della forma ceramica. Esse connotano costantemente in Messapia i corredi funerari femminili, sottolineando il rango rivestito dal personaggio sepolto all’interno della comunità di appartenenza. Anche le lekanai rientrano insieme ai piatti a vernice bruno – rossiccia, nel novero delle forme ceramiche di tradizione indigena diffuse a partire dal V secolo a.C. Le ceramiche di importazione greca sono rappresentate da lekythoi attiche. Alla “ceramica di Gnathia” sono riferibili otto reperti inquadrabili dall’ultimo venticinquennio del IV alla prima metà del III secolo a.C. Costituiscono attestazioni di buona qualità il grande skyphos, la pelike, le due oinochoai. Nella classe ceramica a vernice nera si inserisce un elevato numero di reperti che si distribuiscono tra il V e il II secolo a.C. quali piatti, skyphoi, tazze biansate e monoansate, coppette e brocche.Le lucerne, presenti nella raccolta in numero elevato appartengono per la maggior parte a tipi ellenistici, tra cui alcuni esemplari greco – ellenistici d’ importazione. Sono attestati anche tipi di tradizione italica e romana. Tra le realizzazioni coroplastiche, di particolare interesse appare un disco fittile con rappresentazione a rilievo di vari oggetti. La suppellettile in terracotta destinata alla sepoltura è invece costituita dai tintinnabula e da alcune terrecotte femminili. Un reperto alquanto raro è l’elmo pileo fittile, databile tra la seconda metà del IV e gli inizi del III secolo a.C. Nella collezione sono presenti anche reperti scultorei che confermano l’inserimento di Ugento tra i siti messapici che hanno restituito elementi pertinenti alla decorazione di naiskoi di tipo tarantino. Fra questi si distinguono una testa di impronta scopadea della fine del IV secolo a.C. e un frammento ad alto rilievo raffigurante un guerriero probabilmente a cavallo, di età ellenistica. Tra gli elementi scultorei acquistano particolare rilievo un torso maschile in pietra con braccia sollevate verso l’alto, un frammento in marmo raffigurante un corpo di un animale ed una clava in marmo riferibile ad una statua colossale di Ercole, tutti di età romana. Particolare rilievo assumono i capitelli tra cui spicca un capitello dorico con abaco decorato da rosette, strettamente confrontabile con il capitello su quale era collocata la statua dello Zeus stilita. Una provenienza da depositi votivi sembra ipotizzabile per i numerosi oggetti miniaturistici presenti come kantharoi, oinochoai, brocchette, pelikai, olpai, e situle. Si segnala inoltre la presenza numerosa di epigrafi, in lingua messapica e latina. Per quanto esposto, si ritiene che la collezione Colosso rivesta nel suo insieme un notevole valore documentario, sia per la presenza di molteplici reperti riferibili a produzione propria del Salento, sia per la rarità e il pregio di molti degli esemplari in essa custoditi. Il progetto di valorizzazione della collezione all’interno delle scuderie di Palazzo Colosso, costituisce un’iniziativa di grande rilievo nella prospettiva della pubblica fruizione della raccolta, la cui formazione risale ai decenni centrali dell’ Ottocento, periodo in cui il collezionismo è stato determinante per la conservazione nella nostra regione di esemplari di altissima qualità, svolgendo inoltre un ruolo importante nella formazione di molti musei pugliesi.______________________________________

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