Presentazione dell'iniziativa: PAESAGGIOSOS.

Questo è il blog del sito PatrimonioSos, nato nel 2002 per iniziativa di semplici cittadini che operano in maniera del tutto volontaria e disinteressata per la difesa del patrimonio artistico italiano.

Nel corso degli anni alla redazione di PatrimonioSos sono arrivate numerose immagini che documentano danni al patrimonio e al paesaggio perpetrati in tutto il territorio nazionale e che per ragioni tecniche non è stato possibile inserire nel sito.

Ora grazie a questo strumento intendiamo mettere progressivamente online il nostro archivio fotografico e soprattutto integrarlo con nuove foto.

INVIATECI LE VOSTRE FOTO all'indirizzo:
lamonica1.paesaggiosos@blogger.com

LE ISTRUZIONI PER L'INVIO NEL MENU DI SINISTRA DEL BLOG.

sabato 22 settembre 2007

BENEVENTO L'Arco imbrattato

Da: Luigi La Monaca [mailto:luigilamonaca@gmail.com]
Inviato: sabato 22 settembre 2007 0.41
Oggetto: Re: L'Arco imbrattato

Ekoclub International Benevento - Anche l'Arco di Traiano imbrattato. Maggiori controlli alla città durante la notte.

Abbiamo letto su un giornale cittadino la lamentela di una signora costretta a mille peripezie in Via Verdi, al centro di Benevento, per soccorrere l'anziana madre "preda" degli incivili della notte. L'articolo recitava così: "Di questi vicoli ci si ricorda solo in occasione di Quattro notti e più…di luna piena". Inizia così lo sfogo amaro di una donna, da poco non più residente al Centro storico cittadino, che questa notte è dovuta correre in soccorso dell'anziana madre, destata nel sonno dagli schiamazzi di alcuni balordi. L'ottantottenne signora residente a via Verdi, il vicoletto adiacente al Teatro Vittorio Emmanuele, ha trovato stamani i ciottoli della strada completamente ricoperti di vernice e di scritte "amorevoli". Gli autori del gesto, rimasti ignoti, hanno abbandonato i secchi di vernice, i pennelli e le bottiglie con cui si sono dedicati alla singolare opera di arredo urbano, lungo i vicoli che sbucano su Corso Garibaldi sicché nel pomeriggio alcuni giovani hanno preso a giocare tirando calci alle bottiglie e rischiando così di imbrattare anche l'arteria principale della città....... Già a dicembre del 2006, Ekoclub Internazionale, nella persona del suo Presidente Provinciale Luigi La Monaca, aveva messo in guardia le autorità preposte alla tutela della città e dei suoi monumenti sul "fenomeno" sempre più dilagante degli "imbrattatori notturni". Ora, dopo la denuncia fatta dalla signora ottantottenne di Via Verdi, il problema si ripresenta nella sua totale gravità. Si parla tanto di telecamere per la video sorveglianza al traffico, a nostro modesto avviso sarebbe più opportuno sorvegliare i monumenti e il centro storico. Una cosa che ci lascia perplessi è anche il disinteresse degli amministratori nel cancellare le scritte e ripulire muri e monumenti. Nella foto allegata, dove si evince una scritta "lucamaria" si può anche notare che la scritta è sull'Arco di Traiano, ed è li da più di un anno, e nessuno si è interessato a cancellarla. Queste scene sono da "terzo mondo", con tutto il rispetto per le popolazioni africane, è assurdo che nel terzo millennio un monumento importante come l'Arco di Traiano, sia preda dei vandali (lucamaria) e che nessuno s'interessi a ripulire l'importante monumento. Ekoclub, se la soprintendenza non provvederà a ripulire l'Arco, trasmetterà le foto al Ministro Rutelli, nella speranza che almeno lui faccia qualche cosa. Per l'informazione di tutti posiamo assicurare che la scritta "lucamaria" è presente anche all'Hortus conclusus, in Vico Noce e in alcuni palazzi di Via Traiano...possibile che nessuno se ne sia accorto? Ekoclub propone maggiori controlli e maggiore pulizia dei muri e dei monumenti cittadini.



domenica 16 settembre 2007

Patrimonio archeologico e naturale in pericolo a Civitavecchia: mole civiche settecentesche, acquedotto innocenziano, ponte del pisciarello di epoca romana e molta natura







Da: Posta Fastweb [mailto:marco.foschi@fastwebnet.it] - Inviato: domenica 16 settembre 2007 17.22 - A: redazione@patrimoniosos.it
Oggetto: Patrimonio archeologico e naturale in pericolo a Civitavecchia: mole civiche settecentesche, acquedotto innocenziano, ponte del pisciarello di epoca romana e molta natura

Sono un consigliere circoscrizionale di Civitavecchia e sono molto preoccupata per dei beni culturali ed ambientali in pericolo in quanto la zona dove si trovano è oggetto di un mega progetto per una bretella di raccordo autostradale.

Vi riassumo la questione: la Vallata della Fiumaretta è stata oggetto, in questi ultimi anni, di interventi di bonifica, di riqualificazione, di risanamento idrogeologico, con il suo recupero ad una funzione di area a verde al servizio della città, tutto ciò grazie a dei fondi regionali; si è provveduto anche al recupero delle Mole Settecentesche, preesistenza di archeologia industriale, l'acquedotto innocenziano che fu voluto fortemente dal Sommo Pontefice Innocenzo XII, quest'opera ebbe inizio nel 1692. Da un punto di vista più strettamente naturalistico, infine si è disposto il reimpianto di vegetazione autoctona, attraverso interventi di ricostituzione di ambienti naturali. ebbene tutto ciò sta per morire perchè questa Vallata dovrà essere percorsa da un'opera inutile, utile solo per ricevere fondi.

In allegato troverete foto scattate nella zona e un documento in cui sono riassunti i beni di maggiore interesse.

Certa di ricevere un vs aiuto, l'occasione mi è gradita per porgere cordiali saluti.

Gabriella Rossi 349/1219985 - gabriella.rossi@ambienteelavoro.eu - marco.foschi@fastwebnet.it

Notizie e caratteristiche naturali della Valle di Fiumaretta

La Fiumaretta e un piccolo corso d’acqua della lunghezza di appena otto chilometri, che prende il via con una un paio di ramificazioni iniziali, dalla località Le Larghe: la vallata sottostante alla strada asfaltata che, dal complesso delle Terme Taurine risale al Casale Tramontana.
Il nostro fiumiciattolo che, inizialmente, taglia un’ampia zona di orti, vigne e terreni utilizzati a pascolo, giunto all’altezza dell’autostrada (zona Santa Lucia), s’affossa nel terreno attraverso un intrigo di rovi, pruni selvatici e stracciabraghe sino al Ponte del Pisciarello, dove la natura del terreno si fa diversa ed il fosso da vita al suo angolo più suggestivo: un breve tratto appena dove la via d’acqua, discesa dalla Braccianese va incontro al Ponte del Pisciarello coperto di edera, e dopo qualche centinaio di metri rimonta l’altra sponda del torrente, prima che le pareti di pietra ristringano la valle.
Ed è qui, là dove il prato s’allarga, le querce si fanno possenti ed i cespugli radi, che la Fiumaretta scorre più tranquilla, tra banchi di rocce arrotondate, con i frassini, i pioppi e le tamerici che, dalle sue rive si specchiano sul fondo ghiaioso: un’ambientazione naturale degna dell’antico guardiano dell’acqua.
Da lì in poi, sino ad arrivare al ponte del Diavolo: ponte di epoca romana, posto all’altezza del Km……della provinciale Braccianese/Claudia, da vita alla splendida vallata de La Fiumaretta che, tutti o quasi tutti conoscono e che è, poi, la zona che a noi interessa maggiormente: alte pareti di roccia su entrambi i lati del tracciato fluviale, dove la parte idrografica destra si fa notare per l’assenza quasi completa di vegetazione, mentre al contrario, la riva sinistra è caratterizzata da un intensa copertura arborea ed arbustiva: con olmi e roverelle, anche di notevole grandezza, e cespugli di lentisco, di prugnolo selvatico, di perastri e fitti ginestreti.
A riguardo della bontà delle acque, poi, considerando che lungo le sponde del nostro torrente non si individuano costruzioni abitative di una certa importanza né scarichi fognari rilevanti, si è portati a pensare che le acque di questo fosso mantengano ancora un accettabile grado di purezza: almeno sino al Ponte del Diavolo.
Da Ponte del Diavolo in poi, purtroppo, La Fiumaretta perde le sue incomparabili caratteristiche ambientali, finendo per confluire nella zona portuale, colma dei liquami e carica di maleodoranti effluvi, raccolti attraverso il suo passaggio lungo il Depuratore Comunale.

E’ comunque, nel tratto “doc” della Fiumaretta che, oltre alle sue indubbie caratteristiche ambientali e scenografiche, troviamo anche le più interessanti particolarità storiche/archeologiche, ad iniziare dal Ponte del Pisciarello, sul quale, un tempo, ha transitato l’acquedotto traianeo e quello innocenziano; più avanti tratti ben conservati dello stresso acquedotto e di altre vie d’acqua ugualmente importanti, e poi, a metà strada le ben note mole per la macinazione del grano, ad oggi, finalmente in fase di ristrutturazione


Il Ponte del Diavolo

Il termine Ponte del Diavolo, diffuso in tutta l’Europa centro-occidentale, appare in buona percentuale connesso proprio con ponti romani o medioevali, dislocati su torrenti particolarmente vorticosi o ampi fiumi in corrispondenza di importanti vie di transito; il demonio ne è l’artefice e costituisce una costante minaccia per il pellegrino, confortato, al pari del viandante, dalle ricorrenti croci e cappelle distribuite sul suo cammino, quale monito a non lasciarsi mai perdere d’animo e a trovar sostegno nella preghiera nei momenti peggiori o meno favorevoli al viaggio.
Il nostro Ponte del Diavolo era posto a cavallo del Fosso Fiumaretta 8all’altezza del Km. 71,700 della strada che da Allumiere conduce a Civitavecchia), sino a quando, nel 1944, i Tedeschi in ritirata non lo fecero saltare in aria. Era ad una sola arcata in conci di pietra scaglia (ampiezza di m. 8.80), sorretta da due piloni, di cui rimangono alcuni avanzi inglobati nel calcestruzzo del ponte moderno della Provinciale Braccianese – Claudia.

(Pag. 207 – I Pellegrini nella Tuscia Medioevale: vie, luoghi e merci.)


L’acquedotto Innocenziano

Sul finire del secolo XVI, la Comunità di Civitavecchia, per far fronte alle sue necessità idriche, decise di ricostruire proprio quell’acquedotto romano che, l’Imperatore Traiano aveva voluto 16 secoli prima, allo scopo di rifornire d’acqua il porto di Centoncelle.
E’ come allora, il progettista dei lavori, arch. Carlo Fontana, per tale approvvigionamento penso bene di fare riferimento alle due sorgenti già utilizzate in precedenza: quella del Passo della Vecchia, attualmente detta dei “5 bottini”, ubicata nelle vicinanze del villaggio delle Cave Vecchie, e la sorgente della Trinità, posta nelle vicinanze del Romitorio della Trinità.
La costruzione di questa importante opera, propiziata dal Sommo Pontefice Innocenzo XII e sostenuta economicamente da…………..ebbe inizio nell’anno 1692. La via d’acqua che attraversava un territorio impervio e selvaggio si sviluppava su un percorso sinuoso di circa 24 miglia, pari a circa 35 chilometri attuali; superava 73 fossi e torrenti ed altrettanti ponti, tra cui il più imponente era quello che scavalcava il Fosso del Pisciarello, composto di 17 arcate per una lunghezza di 100 metri.
Durante i lavori furono aperti cave di pietra e materiali diversi, tracciate innumerevoli strade di servizio per il passaggio dei carri: di cui molte ancora utilizzabili a piedi ai giorni nostri, disboscate vaste aree collinari e perforate diverse gallerie, la più complessa delle quali fu quella che attraversava Monte Rovello, della lunghezza di mezzo miglio (700 metri circa), interamente scavata nella roccia.
Dopo molte difficoltà e grandi fatiche, nell’anno 1696, l’acqua potabile giunse a Civitavecchia presso il Ponte del Belvedere: un imponente acquedotto o viadotto, che ancora oggi, se pur provato dall’usura del tempo, possiamo ammirare insieme ai resti di altre strutture idrauliche (cunicolo, bottini e ponticelli), transitando sulla stradina che lascia via Terme di Traiano all’altezza di via E. Berlinguer, in direzione della zona delle Molacce e giunta proprio alle antiche mole, costeggia piacevolmente il Fosso de La Fiumaretta per un paio di chilometri.
Alla morte del Santo Sovrana l’opera fu condotta a termine dal suo successore Clemente XI e finalmente nell’anno 1702, tra la gioia di tutti i civitavecchiesi, il prezioso liquido arrivo al Fontanone del Vanvitelli al porto, ed a tutte le altre fontane della nostra città.
L’antico acquedotto, detto “a canale libero”, assicurò acqua purissima alla nostra città sino alla fine dell’800, e successivamente fu sostituito da una tubatura metallica che, seguendo in gran parte il medesimo percorso, ha continuato a rifornire Civitavecchia, almeno, sino agli anni cinquanta.



Le mole per la macinazione del grano

Sino all’arrivo dei mulini azionati a motore in epoca moderna, per i civitavecchiesi la macinazione del grano ha sempre costituito un grosso problema.
La mancanza attorno alla nostra città di corsi d’acqua, che permettessero il regolare funzionamento di queste mole, costrinse per secoli gli abitanti di Civitavecchia a ricorre alle macine che si trovavano lungo il fiume Mignone, le quali, pur attive quasi tutto l’anno, erano però dislocate in territorio cornetano.
E tutto questo con un forte aggravio di costi di trasporto e l’obbligo di pagare una gravosa tassa sul macinato alla stessa città di Corneto.
Alla fine di evitare tali inconvenienti più volte i civitavecchiesi avevano cercato di costruire macine in zona, ma, ostacolate dalla limitata portata d’acqua dei nostri fossi, le lodevoli iniziative rimasero quasi tutte senza utilità pratica; le mole finirono per funzionare solo per una breve parte dell’anno.
Oltre alle ben noti mulini sul fosso di Fiumaretta, di cui tra poco andremo a parlare, di certo, una delle strutture per la molitura del grano più antica del nostro territorio è quella costruita, sul finire del 1600, dalla città di Civitavecchia lungo il fosso Marangone, in zona Prato Cipolloso, di cui se ne possono notare i resti sulla riva destra del corso d’acqua.
A comprova dell’esistenza di questa vecchia mola, ancora oggi questa specifica località viene chiamata “La Moletta”; come viene chiamato “della Moletta”, il fossetto che scorre nei pressi.

(da I Segreti del Marangone di Mauro Tisselli – pag. 279 e 280)

mercoledì 5 settembre 2007

CHIA, CEMENTO A RIDOSSO DELLE DUNE !

----- Original Message -----
From: Stefano Deliperi
Sent: Wednesday, September 05, 2007 5:09 PM
Subject: CHIA, CEMENTO A RIDOSSO DELLE DUNE !
CHIA, CEMENTO A RIDOSSO DELLE DUNE ! Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno inoltrato un nuovo esposto (5 settembre 2007) alle amministrazioni pubbliche (Ministeri per i beni e attività culturali e dell'ambiente, Assessorati regionali dell'urbanistica e della difesa dell'ambiente, Comune di Domus de Maria, Servizio tutela del paesaggio, Soprintendenza ai beni ambientali di Cagliari), al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, ai Carabinieri del N.O.E. ed alla Magistratura competenti in relazione ai lavori in corso per la realizzazione di residenze stagionali ("seconde case") in loc. Chia – Monte Cogoni – Porto Campana, a pochi passi dalle dune e dal mare, in Comune di Domus de Maria (CA). L'area di Chia è tutelata con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni). Rientra, inoltre, nell'istituenda riserva naturale regionale "Capo Spartivento e Stagni di Chia" ai sensi della legge regionale n. 31/1989 (allegato "A") ed è contigua al sito di importanza comunitaria (SIC) "Stangioni de su Sali e di Chia" (ITB04235) ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali. Nel piano paesaggistico regionale – P.P.R. (deliberazione Giunta regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006) l'area appare ricompresa nell'ambito di paesaggio costiero n. 3 "Chia" (art. 14 delle norme tecniche di attuazione) ed è classificata in parte "area naturale e sub naturale", "area semi-naturale", "area ad utilizzazione agro-forestale" e "insediamenti turistici". Essendo comunque il Comune di Domus de Maria sprovvisto di P.U.C. definitivamente approvato ed in vigore, si applicano per tale ambito di paesaggio costiero le disposizioni cautelari provvisorie di cui all'art. 15, comma 3°, delle norme tecniche di attuazione del P.P.R. Nel caso specifico, qualora si tratti di comparto inedificato di piano di lottizzazione – così come sembra - ogni intervento non autorizzato definitivamente appare dover esser rivisto alla luce delle disposizioni del P.P.R. e potrebbe esser realizzato soltanto previa "intesa" (art. 11 delle norme tecniche di attuazione) fra Regione, Comune e Privati. Inoltre, si deve rammentare che, per legge e giurisprudenza costante, l'efficacia di un piano di lottizzazione è di 10 anni, terminati i quali non possono più essere realizzate le parti (es. comparti) inattuale. Il piano di lottizzazione è stato convenzionato nel lontano agosto 1979, quindi, se non sono intervenuti sconosciuti atti di rinnovo, è scaduto da un bel pezzo. Insomma, sono parecchi gli aspetti legali ed ambientali che necessitano dei doverosi approfondimenti, così come sono numerosi i casi già denunciati dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico che hanno provocato a Chia l'arrivo della Polizia giudiziaria e della Procura della Repubblica. Evidentemente necessario per salvaguardare un patrimonio ambientale continuamente a rischio a causa di una speculazione immobiliare arrembante.
p. Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra Stefano Deliperi

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/
p. Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra Stefano Deliperi